Sintomi al ginocchio nel downhill running

Lo skyrunning è una specialità di corsa praticata in montagna ad altitudini uguali o superiori a 2000 m. Le competizioni più famose di skyrunning sono le skyrace, gare in altura su distanze dai 20 ai 30 km.

Mentre in salita il consumo energetico è richiesto per elevare il centro di massa, durante la corsa in discesa (downhill running) l’energia è utilizzata per decelerare e controllare la posizione del corpo e, se possibile, per mantenere o aumentare la velocità. Durante questa attività, la contrazione muscolare aiuta a proteggere le articolazioni dalle forze di impatto e l’azione muscolare eccentrica degli arti inferiori è particolarmente importante per assorbire l’energia e stabilizzare le articolazioni.

Il ginocchio rappresenta il distretto più frequentemente interessato da infortuni associati alla corsa e, di conseguenza, potrebbe essere a rischio per l’insorgenza di fenomeni degenerativi (https://www.fisiobrain.com/infortuni-associati-alla-corsa-una-revisione-sistematica/ e https://www.fisiobrain.com/diagnosi-e-tempi-di-recupero-nei-runner-amatoriali-infortunati/). Per la velocità durante il downhill running, i partecipanti delle skyrace possono essere considerati a rischio di sviluppo di sintomi in questa articolazione. Di conseguenza, l’obiettivo di questo studio è stato analizzare la salute del ginocchio in questi atleti utilizzando il questionario Knee injury and Osteoarthritis Outcome Score (KOOS).

I partecipanti dello studio sono stati reclutati dai 1651 iscritti a sette skyrace del 2010:

Caratteristiche delle skyrace.

Ai partecipanti è stato richiesto di compilare il questionario KOOS (versione italiana) e di dare informazioni su età, sesso, dislivello negativo percorso durante le sessioni di downhill running negli allenamenti e nelle gare nell’ultimo mese, precedenti infortuni alle ginocchia.

Il KOOS è un questionario valido e affidabile sviluppato per valutare l’opinione dei pazienti sul proprio ginocchio e sui problemi associati. È composto da 42 item divisi in 5 sezioni: dolore, altri sintomi, funzionalità nelle attività quotidiane, partecipazione sportiva e ricreativa e qualità della vira associata al ginocchio.

Monticone M, Ferrante S, Salvaderi S, Rocca B, Totti V, Foti C, Roi GS. Development of the Italian version of the knee injury and osteoarthritis outcome score for patients with knee injuries: cross-cultural adaptation, dimensionality, reliability, and validity. Osteoarthritis Cartilage. 2012 Apr;20(4):330-5.
https://www.ncbi.nlm.nih.gov/pubmed/22285738

I risultati principali dello studio indicano che, negli atleti impegnati nelle skyrace, i punteggi del KOOS sono indipendenti da età, sesso e pendenza mensile di downhill e che gli skyrunner con una storia di infortuni al ginocchio hanno dei punteggi peggiori in tutte e 5 le sezioni del questionario.

Confrontata con la corsa in pianura, la corsa in discesa con una pendenza del -15% determina un aumento delle forze di impatto e di frenata rispettivamente del 54% e del 73% (https://www.fisiobrain.com/forza-di-reazione-al-suolo-durante-la-corsa-in-discesa-e-in-salita/).

Componente verticale della forza di reazione al suolo a pendenze differenti (Gottschall & Kram, 2005).
Picchi delle forze di impatto e attive a pendenze differenti (Gottschall & Kram, 2005).

È stato quindi ipotizzato che forze elevate potrebbero determinare uno stress eccessivo a livello delle ginocchia. Ma nel presente studio trasversale in un campione ampio di skyrunner, i punteggi delle 5 sezioni del KOOS sono indipendenti dal dislivello mensile. Questo risultato indica che l’allenamento regolare di downhill running non può essere considerato un fattore di rischio di infortunio al ginocchio. Questo dato è in linea con i risultati di studi precedenti nei quali è stata smentita l’ipotesi che la corsa su lunghe distanze sia associata a un aumento dell’incidenza e della gravità dell’artrosi.

Studi precedenti hanno mostrato che i sintomi al ginocchio e le limitazioni funzionali aumentano con l’avanzare dell’età nei soggetti sedentari. Negli skyrunner la tendenza sembra essere differente. Infatti i punteggi delle sezioni del KOOS non differiscono nelle varie fasce di età, probabilmente perché gli skyrunner, indipendentemente dall’età, sono più attivi rispetto alla popolazione sedentaria.

Il downhill running potrebbe avere un effetto protettivo a livello articolare per la maggiore componente eccentrica (soprattutto del quadricipite e del tricipite surale). Questo effetto protettivo è supportato dal diffuso utilizzo degli esercizi eccentrici in fisioterapia. Anche un recente studio sui topi ha mostrato che le sollecitazioni articolari determinate dalle contrazioni eccentriche determina un adattamento della cartilagine:

Hamann N, Zaucke F, Heilig J, Oberländer KD, Brüggemann GP, Niehoff A. Effect of different running modes on the morphological, biochemical, and mechanical properties of articular cartilage. Scand J Med Sci Sports. 2014 Feb;24(1):179-88.
https://www.ncbi.nlm.nih.gov/pubmed/22889098

La corsa in discesa, aumentando ad ogni passo la forza di reazione al suolo, potrebbe rappresentare una strategia “osteogenica” per migliorare i parametri ossei (https://www.fisiobrain.com/la-corsa-rinforza-le-ossa/).

Naturalmente queste conclusioni devono essere confermate in studi longitudinali su atleti e trail runner.

Il 12% degli skyrunner hanno riportato una storia di infortunio al ginocchio e un punteggio peggiore nelle 5 sezioni del KOOS. Di conseguenza, l’associazione tra un infortunio e punteggi più bassi al KOOS potrebbe rappresentare un fattore di rischio per l’insorgenza di sintomi al ginocchio. È però interessante notare che, nonostante infortuni precedenti al ginocchio e punteggi più bassi al KOOS, quasi tutti gli skyrunner sono stati in grado di finire le skyrace studiate. Questo significa che questi atleti sono relativamente senza sintomi e con un livello di attività importante.

Roi GS, Monticone M, Salvoni M, Sassi R, Alberti G. Self-Reported Knee Symptoms Assessed by KOOS Questionnaire in Downhill Runners (Skyrunners). PLoS One. 2015 Apr 22;10(4):e0126382.
https://www.ncbi.nlm.nih.gov/pubmed/25902316

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