Riduzione della severità dell’acufene somatico mediata dal miglioramento dei disturbi temporomandibolari

Nell’acufene somatico o somatosensoriale l’afferenza somatosensoriale dalla colonna cervicale superiore o dall’area temporomandibolare influenza la percezione dell’acufene attraverso le connessioni esistenti nel tronco encefalico tra il nucleo cocleare dorsale (DCN) e i nuclei somatosensoriali. Attraverso queste connessioni, le alterazioni nell’afferenza somatosensoriale possono causare un aumento dei tassi di attivazione spontanea nel DCN, nel collicolo inferiore e nella corteccia uditiva, causando l’acufene o, più frequentemente, alterando l’altezza o il volume di un acufene esistente.

Questo modello neurofisiologico di acufene somatico spiega la maggiore prevalenza di acufeni nei pazienti con disturbi temporomandibolari (TMD) (30,4-64%), rispetto alla prevalenza nella popolazione generale (10-15%). In questi pazienti si ipotizza che l’aumento della tensione nei muscoli masticatori o la pressione sui triggerpoints miofasciali possano evocare o modulare l’acufene. Dato che TMD è un disturbo con origine multifattoriale (fattori emotivi, fisici, sociali e cognitivi.), il trattamento conservativo basato sulle evidenze attualmente disponibili prevede un approccio multidisciplinare che, a seconda dell’eziologia, può consistere in terapia orofacciale gestita dal fisioterapista e/o in un bite occlusale applicato dal dentista.

Sulla base del modello neurofisiologico per l’acufene somatico, si può ipotizzare che la normalizzazione dell’input afferente dall’area temporomandibolare, attraverso un trattamento multidisciplinare di TMD, può diminuire i disturbi dell’acufene del paziente, ipotesi confermata in diversi studi clinici che hanno trovato un effetto positivo del trattamento orofacciale sull’intensità e la gravità dell’acufene. Questi studi, però, non indagano in che misura l’effettiva diminuzione del dolore da TMD contribuisca al miglioramento dell’acufene dei pazienti. L’obiettivo di questo studio è stato quindi di rivelare, grazie alle analisi di mediazione, in che misura una diminuzione del dolore da TMD contribuisce alla riduzione complessiva della gravità dell’acufene nei pazienti con acufene somatico correlato all’area temporomandibolare.

I dati utilizzati per questo studio provengono da un trial clinico randomizzato controllato che gli autori avevano precedentemente condotto per indagare gli effetti di un trattamento orofacciale multidisciplinare sulla severità dell’acufene (https://pubmed.ncbi.nlm.nih.gov/32150992/). Sono stati inclusi nello studio 80 pazienti con acufene attribuito a TMD (tipo di TMD classificato come mialgia o artralgia secondo Diagnostic Criteria for Temporomandibular Disorders – DC-TMD) o combinato con parafunzioni eccessive, quali ad esempio bruxismo, valutati da un team multidisciplinare composto da otorinolaringoiatra, audiologo, dentista e fisioterapista, di intensità da moderato a severo (punteggio compreso tra 25 e 90 del Tinnitus Functional Index – TFI) e stabile da almeno tre mesi. I pazienti erano invece stati esclusi in caso di chiara causa otologica o neurologica dell’acufene, depressione severa o disturbo d’ansia diagnosticati da uno psichiatra, lesione traumatica alla colonna cervicale o all’area temporomandibolare nei precedenti sei mesi, tumori o interventi chirurgici nell’area orofacciale o se avevano già ricevuto un trattamento per TMD nei precedenti 3 mesi.

Il trattamento multidisciplinare orofacciale cui sono stati sottoposti i 40 pazienti del gruppo di intervento è consistito in un massimo 18 sessioni di fisioterapia orofacciale per un periodo di trattamento di 9 settimane e comprendeva consulenza (modificazione dei vizi della bocca, igiene del sonno, consigli sullo stile di vita, esercizi basati sulla consapevolezza e biofeedback), massaggio dei muscoli masticatori, esercizi di stretching e terapia di rilassamento. Inoltre, se i pazienti soffrivano anche di problemi al rachide cervicale, il trattamento prevedeva anche mobilizzazione ed esercizi della colonna. In caso di bruxismo notturno, la terapia è stata integrata con un bite occlusale. Nessun altro trattamento dell’acufene era permesso durante la partecipazione allo studio. Nel gruppo di controllo i pazienti hanno ricevuto educazione e consigli riguardo l’acufene.

Per identificare le caratteristiche dei pazienti sono stati utilizzati Hospital Anxiety and Depression Scale (HADS) per ansia e depressione, Hyperacusis Questionnaire (HQ) per iperacusia, DC-TMD per le caratteristiche di TMD e soglie dell’udito misurate con audiometri per i disturbi dell’udito. Come misure di outcome sono stati utilizzati TFI per valutare l’effetto del trattamento sulla severità dell’acufene e TMD pain screener per la riduzione del dolore da TMD.

I cambiamenti nei punteggi TFI e TMD pain screener dalla baseline a nove settimane di distanza mostrano un effetto significativo del trattamento orofacciale per il quale i pazienti che hanno ricevuto questo trattamento sono migliorati di più in entrambi i punteggi. Dato che i cambiamenti di ognuno dei punteggi sono significativamente correlati all’altro, i pazienti che hanno mostrato diminuzione del dolore da TMD più probabilmente hanno avuto riduzione della severità dell’acufene. Inoltre, a prescindere da età e sesso del paziente o dalla durata dell’acufene, una riduzione del dolore da TMD dopo trattamento orofacciale risulta in una riduzione della severità dell’acufene.

L’analisi della mediazione ha rivelato che il 35% della diminuzione della severità dell’acufene dopo trattamento orofacciale può essere attribuito esclusivamente alla riduzione del dolore da TMD, percentuale simile all’effetto della terapia cognitivo comportamentale in pazienti con acufene, ma superiore rispetto a quanto mostrato da altri studi per interventi di fisioterapia in pazienti con cefalea. Il restante 65% può essere dovuto in parte agli effetti aggiuntivi di educazione ed esercizi, ma sono necessari ulteriori studi per approfondire questi miglioramenti.

van der Wal A, Michiels S, Van de Heyning P, Gilles A, Jacquemin L, Van Rompaey V, Braem M, Visscher CM, Topsakal V, Truijen S, De Hertogh W. Reduction of Somatic Tinnitus Severity is Mediated by Improvement of Temporomandibular Disorders. Otol Neurotol. 2022 Jan 11.

https://pubmed.ncbi.nlm.nih.gov/35020685/

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