Reperti anomali alla risonanza magnetica cervicale in soggetti asintomatici

Samuele Passigli – Fisioterapista, OMT

 

bulging discale

 

La risonanza magnetica (MRI) è uno strumento utile per diagnosticare i disturbi della colonna cervicale. I chirurghi pianificano gli interventi in base ai sintomi neurologici e ai reperti anomali alla MRI, nonostante questi reperti siano frequentemente descritti in soggetti asintomatici.
L’obiettivo di questo studio è stato determinare la frequenza e la gravità dei reperti anomali alla MRI della colonna cervicale in soggetti asintomatici, denominati bulging discale, compressione midollare e aumento dell’intensità del segnale, oltre che indagare la relazione tra i bulging discale e la compressione midollare.
1211 soggetti asintomatici, con un’età compresa tra i 20 e i 79 anni, sono stati sottoposti a MRI e sono stati registrati i bulging discali, le compressioni midollari e gli aumenti dell’intensità del segnale. La compressione midollare è stata identificata quando il diametro anteroposteriore del canale spinale al livello più stretto era inferiore o uguale al diametro anteroposteriore a livello del corpo vertebrale di C5. Il bulging discale è stato definito come una protrusione discale posteriore maggiore di un millimetro. La compressione midollare è stata classificata in 3 gradi: assente (grado 0), lieve (grado 1) e intensa (grado 2).
I risultati dello studio hanno evidenziato che l’87,6% dei soggetti inclusi presentavano un bulging discale significativo. L’incidenza era già elevata nei ventenni, con una frequenza che tendeva ad aumentare con l’età. Anche il numero di bulging discali e il grado di deformazione discale aumentavano con l’età.
La diagnosi di compressione midollare è stata confermata in 64 (5,3%) soggetti. La causa principale è stata la degenerazione articolare. L’ossificazione del legamento longitudinale posteriore è stata osservata in 5 persone (0,4%). Non sono stati descritti casi di compressione midollare nei soggetti giovani e il numero aumentava gradualmente con l’età. Inoltre, la compressione midollare è stata più frequente nei maschi rispetto alle femmine, indipendentemente dall’età. In 28 soggetti (2,3%) è stata evidenziata una modificazione dell’intensità del segnale nelle immagini sagittali in T2. Questa anomalia era più frequente nei maschi rispetto alle femmine e aumentava con l’età. Le compressioni midollari erano quasi tutte di grado 1 e coincidevano con il livello della compressione midollare, principalmente a livello di C4-C5 e di C5-C6.
Questo studio dimostra un’elevata frequenza di reperti anomali alla MRI della colonna cervicale in soggetti asintomatici. Infatti, bulging discali minori sono di frequente osservazione anche in soggetti giovani. Inoltre, il numero di soggetti con bulging discale e il numero di livelli con questa anomalia aumenta con l’età. Di contro, la frequenza della compressione midollare e l’aumento dell’intensità del segnale aumentano dopo i 50 anni e questa anomalia è associata ad una maggiore gravità del bulging discale. Di conseguenza, potrebbe essere pericoloso prendere decisioni chirurgiche valutando esclusivamente le modificazioni degenerative alla MRI. Il processo di decision making del clinico dovrebbe correlare i reperti anomali alla MRI con la presentazione clinica del paziente.
 

Nakashima H, Yukawa Y, Suda K, Yamagata M, Ueta T, Kato F. Abnormal Findings on Magnetic Resonance Images of the Cervical Spines in 1,211 Asymptomatic Subjects. Spine (Phila Pa 1976). 2015 Jan 12.
http://www.ncbi.nlm.nih.gov/pubmed/25584950/

 
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