Progressione nell’intensità o nel volume della corsa e insorgenza degli infortuni

Gli infortuni associati alla corsa (RRI) rappresentano un problema per la popolazione che utilizza la corsa per i suoi benefici sulla salute. Infatti un’alta percentuale di persone che abbandonano la corsa riporta proprio gli infortuni come motivazione principale. L’eziologia dei RRI rimane ancora incerta. Secondo alcuni studi epidemiologici ed evidenze biomeccaniche la suscettibilità di un runner all’infortunio è fortemente dipendente dalla partecipazione alla corsa, la quale è caratterizzata da variabili di allenamento specifiche come il volume e l’intensità. È stato ipotizzato che improvvisi aumenti nel volume di corsa possano essere associati ad un incremento del rischio di dolore femororotuleo, sindrome della bandelletta ileotibiale e tendinopatia rotulea, mentre improvvisi incrementi nell’intensità di corsa risultano essere associati ad un maggior rischio di tendinopatia achillea, fascite plantare e lesioni del gastrocnemio.

L’obiettivo di questo studio è stato verificare se un programma di corsa basato sull’intensità potrebbe aumentare il rischio di sviluppare tendinopatia achillea, lesioni del gastrocnemio e fascite plantare (considerati come infortuni di intensità), rispetto a infortuni legati al volume e se viceversa un programma di corsa basato sul volume potrebbe aumentare il rischio di sviluppare dolore femororotuleo, sindrome della bandelletta ileotibiale e tendinopatia rotulea (considerati come infortuni di volume), rispetto a infortuni maggiormente legati all’intensità.

Sono stati inclusi nello studio 839 runner amatoriali che hanno svolto un programma di allenamento di 24 settimane. Le prime 8 settimane, durante le quali il training era lo stesso per tutti i partecipanti, sono servite come periodo di condizionamento al carico. Nelle successive 16 settimane i runner, in base alla randomizzazione, hanno seguito uno dei due programmi di allenamento specifici: 419 partecipanti nel gruppo di allenamento intensità-dipendente; 420 partecipanti nel gruppo di allenamento volume-dipendente.  

Entrambi i programmi prevedevano un allenamento di 3 volte a settimana e hanno seguito un ciclo di periodizzazione di 4 settimane ripetuto 6 volte. La prima settimana di ogni ciclo comprendeva un aumento del 23% nel volume di corsa. La seconda e la terza settimana erano settimane di adattamento senza progressione. La quarta settimana aveva una diminuzione del volume di corsa del 10%. All’inizio il volume settimanale di corsa era di 15 km a intensità lieve. Dopo le prime 4 settimane, il volume settimanale di corsa è aumentato del 23% sulla base del volume di corsa della settimana di regressione precedente. Durante le successive 16 settimane il gruppo con l’allenamento volume-dipendente ha aumentato percentualmente i km settimanali come stabilito dal ciclo progressione/regressione, mentre il gruppo con l’allenamento intensità-dipendente ha aumentato l’intensità settimanale per un valore pari o superiore all’88% del VO2max (alta intensità).

Un totale di 231 runner ha completato più dell’80% del programma di allenamento (110 per il gruppo intensità-dipendente e 121 per il gruppo volume-dipendente). Durante il periodo di allenamento specifico 80 partecipanti hanno riportato un infortunio. Nel gruppo di training intensità-dipendente 8 individui (22,2%) hanno riportato un infortunio specifico di intensità e 5 (13,9%) un infortunio di volume; nel gruppo di allenamento volume-dipendente 9 soggetti (20,5%) hanno riportato un infortunio proprio del gruppo e 11 (25%) un infortunio di intensità. Le differenze di rischio calcolate non hanno individuato alcuna differenza significativa tra il rischio di infortuni intensità-dipendenti e il rischio di infortuni volume-dipendenti all’interno dei due gruppi di riferimento.

Le ipotesi iniziali secondo cui programmi di corsa focalizzati sulla progressione dell’intensità o del volume porterebbero a sviluppare un maggior rischio di infortuni rispettivamente di intensità o di volume non sono supportate dai dati raccolti nel presente studio. Questi risultati sono in contrasto con i dati raccolti da altri studi prospettici e biomeccanici e le ragioni di questa discordanza potrebbero essere la periodizzazione dei programmi di allenamento, le intensità di allenamento programmate o la categorizzazione degli infortuni. Il cambiamento nel carico di allenamento (progressione volume/intensità) potrebbe non essere stato abbastanza repentino da permettere lo sviluppo degli infortuni ipotizzati.

Un limite di questo studio è stato il largo numero di drop-out verificatosi durante il periodo di condizionamento.

Per concludere, un training di corsa specifico focalizzato sull’intensità o sul volume non ha portato runner amatoriali a sviluppare infortuni rispettivamente di intensità o di volume. Infatti i risultati ottenuti indicano che non esiste alcuna differenza tra i due gruppi di infortuni specifici. 

Implicazione clinica: nelle modificazioni di carico, volte alla riduzione del rischio di infortuni legati al running, si dovrebbe considerare di modificare sia l’intensità sia il volume di corsa, sulla base dell’evidenza disponibile.

Ramskov D, Rasmussen S, Sørensen H, Parner ET, Lind M, Nielsen R. Progression in Running Intensity or Running Volume and the Development of Specific Injuries in Recreational Runners: Run Clever, a Randomized Trial Using Competing RisksJ Orthop Sports Phys Ther. 2018;48(10):740–748.
https://pubmed.ncbi.nlm.nih.gov/29895234/

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