La meccanica d’infortunio del legamento crociato anteriore

Da molti anni si sta cercando di studiare la meccanica d’infortunio del legamento crociato anteriore (LCA) nel calcio. Recentemente è stata pubblicata una indagine epidemiologica sugli infortuni del LCA della Serie A italiana nelle ultime 7 stagioni.

Grassi A, Macchiarola L, Filippini M, Lucidi GA, Della Villa F, Zaffagnini S. Epidemiology of Anterior Cruciate Ligament Injury in Italian First Division Soccer Players. Sports Health. 2020;12(3):279-288.
https://pubmed.ncbi.nlm.nih.gov/32561515/


Il picco di infortuni del LCA avviene nei mesi di settembre-ottobre. Circa il 10% degli infortuni avviene durante impegni con le rappresentative Nazionali, nonostante questi rappresentino una proporzione molto esigua rispetto agli impegni della stagione regolare.

È indubbio quindi che i metodi e i carichi di allenamento durante le varie fasi della stagione, o durante raduni con staff diversi da quelli abituali, abbiano un ruolo non trascurabile.
Un altro dato importante è che circa il 15% degli infortuni al LCA nella Serie A rappresentano un re-infortunio allo stesso ginocchio già operato, mentre il 10% rappresentano un infortunio al ginocchio contralaterale. Arriviamo ad avere un alto rischio di re-infortunio a una delle due ginocchia in addirittura in 1 caso su tre quando parliamo di giovani calciatori sotto i 22 anni. Proprio come nel caso di Zaniolo. Ma sono tanti gli esempi degli ultimi anni come Arkadius Milik, Marco Tumminello, Guido Marilungo, Nicola Pozzi, Marko Pjaca, Sebastian Eriksson ad altri.

Per rispondere alla domanda sul perché Zaniolo, così come altri giovani atleti, si lesionano il LCA, è stato studiato il meccanismo di lesione tramite video-analisi.

Della Villa F, Buckthorpe M, Grassi A, et al. Systematic video analysis of ACL injuries in professional male football (soccer): injury mechanisms, situational patterns and biomechanics study on 134 consecutive cases. Br J Sports Med. 2020; bjsports-2019-101247.
https://pubmed.ncbi.nlm.nih.gov/32561515/

Dopo l’analisi di quasi 150 video, solo poco più del 10% degli infortuni al LCA avviene in seguito a contatto diretto sul ginocchio da parte di un avversario. Per cui nella stragrande maggioranza dei casi non sono coinvolti falli o comportamenti particolarmente scorretti dei giocatori. Anzi, la maggior parte delle volte i giocatori si infortunano da soli durante banali azioni, soprattutto di pressing o in fase di recupero palla, dove le perturbazioni e i rapidi cambi direzione sono frequenti e ad altissima intensità. Analizzando i 2 infortuni di Zaniolo, infatti non è presente alcun tipo di trauma diretto sul ginocchio infortunato da parte di avversari.

Sono stati individuati dei movimenti e delle posizioni ad altissimo rischio di lesione del LCA, come l’atterraggio sul tallone (senza ammortizzazione) con ginocchio in lieve flessione, gamba aperta verso l’esterno durante un cambio di direzione con busto sbilanciato… proprio come abbiamo visto nel caso di Zaniolo. Purtroppo questo tipo di dinamiche sono molto frequenti nel gioco del calcio; negli ultimi anni inoltre l’intensità di gioco ha portato ad esasperare queste situazioni, dove in aggiunta all’atletismo esplosivo di molti giocatori, vengono a generarsi forze e stress elevatissimi sulle articolazioni. Per cui, un movimento minimamente “sbagliato” può avere effetti catastrofici.

Le conclusioni portano a pensare che particolari individui sono predisporti a questo tipo di infortuni, sia per conformazione fisica ed anatomica, ma anche per particolari schemi motori a rischio. Come se alcuni atleti fossero “programmati” per subire infortuni.

L’analisi dei movimenti permetterebbe di individuare l’alterazione di fattori biomeccanici e neuromuscolari presenti al momento del ritorno allo sport e identificare gli atleti a rischio di re-infortunio del LCA o infortuni del ginocchio controlaterale. Negli ultimi anni sono state utilizzate delle strategie di riprogrammazione motoria chiamate Movement Analysis Test con risultati promettenti, gli studi futuri ci diranno se questo tipo di approccio è in grado di ridurre il rischio di reinfortuni nel mondo del calcio. È chiaro però che il prezzo da pagare per una ritorno allo sport sicuro potrebbe essere quello di tempi di recupero più lunghi, che molto spesso non coincidono con le esigenze dei club.

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