Il modello di Root classifica in modo appropriato la funzione del piede?

Background
Il primo protocollo per la valutazione clinica della biomeccanica del piede è stato sviluppato dal Dott. Root (1971, 1997), protocollo spesso definito “modello di Root” della funzione del piede. Questo modello include una valutazione statica per prevedere le alterazioni dinamiche della cinematica del piede, definire le alterazioni strutturali tra i segmenti del piede e utilizzare la forma del piede con l’articolazione sottoastragalica in posizione neutra per progettare i plantari. Il modello di Root è basato sulla premessa che in un piede “normale” le ossa e le articolazioni hanno un allineamento specifico e un’escursione di movimento che possono essere misurate con una valutazione biomeccanica statica. Un allineamento anormale o una limitazione di movimento durante questa valutazione statica è classificata come “deformità”, deformità ipoteticamente associate con movimenti patologici di compenso durante le attività dinamiche, come il cammino, e causa di numerosi sintomi clinici. Nonostante sia facile da integrare nella pratica clinica quotidiana, gli studi clinici hanno mostrato una scarsa affidabilità di questo protocollo nell’identificare allineamenti e movimenti anormali. Ciò nonostante, molti clinici continuano a utilizzare questo protocollo nella loro valutazione.


In particolare, cinque valutazioni hanno un ruolo centrale in questo modello. La valutazione sul piano frontale della posizione dell’articolazione sottoastragalica (STJ) è sicuramente l’aspetto principale del protocollo di trattamento del modello di Root. Se la STJ è in inversione, il piede è classificato come anormale con una deformità in “retropiede varo”. Come compenso, Root ha proposto che la STJ si muova in eversione in mid-stance degli stessi gradi dell’inversione presente durante la valutazione statica. Di conseguenza, ci sarebbe una correlazione tra il grado di varismo del retropiede (la deformità) e il grado di eversione in mid-stance (il compenso). Root ha inoltre proposto che un requisito indispensabile per un retropiede normale sia l’abilità della caviglia di effettuare un movimento in dorsiflessione di 10° durante la deambulazione e che questa escursione di movimento debba essere valutata nell’esame statico. In un piede classificato come incapace di dorsiflettere di 10°, descritto come deformità in “caviglia equina”, è ipotizzato che la STJ effettuerà una pronazione maggiore per compensare il deficit in dorsiflessione della caviglia. Nell’avampiede, il protocollo di Root prevede la valutazione della posizione del primo raggio sul piano sagittale e la valutazione dell’allineamento frontale dell’avampiede in relazione al retropiede. Il primo raggio può essere classificato come dorsiflesso o plantaflesso; l’avampiede può essere classificato come allineato in varo o in valgo in relazione alla superficie plantare del calcagno. Un allineamento anormale in varismo o valgismo dell’avampiede sono ipoteticamente correlate a un movimento maggiore di compenso in eversione del retropiede. Root inoltre ha specificato che in un piede normale la prima articolazione metatarsofalangea deve essere in grado di dorsiflettere di almeno 65° durante late-stance e che questa escursione di movimento deve essere testata nella valutazione statica. Un piede con meno di 65° durante la valutazione statica dimostrerà una propulsione minore con una pronazione del retropiede di compenso.
Il protocollo di Root per la valutazione statica del piede afferma, quindi, una relazione tra un piede classificato come anormale per l’allineamento o per l’escursione articolare (le deformità) e le alterazioni della cinematica durante il cammino (a causa dei compensi specifici).
 
Che cosa hanno fatto gli autori
Gli autori hanno reclutato in questo studio 100 soggetti asintomatici. Secondo il protocollo di Root, è stata effettuata una valutazione statica per identificare la presenza e il grado di retropiede varo, caviglia equina, avampiede varo/valgo/normale, primo raggio dorsiflesso/normale/plantiflesso e massima escursione articolare in dorsiflessione della prima articolazione metatarsofalangea. Per confrontare i dati raccolti con quelli presenti in altri studi, è stato inoltre registrato il Foot Posture Index. Gli autori hanno raccolto i dati cinematici utilizzando videocamere e piattaforme di forza durante il cammino.
 
Che cosa hanno mostrato?
I risultati dello studio, in linea con quelli presenti in letteratura, hanno mostrato che la valutazione proposta dal modello di Root definisce deformità che non hanno alcuna relazione con la cinematica del piede durante il cammino. Questi risultati mettono in discussione la validità di questo modello per identificare una funzione normale o anormale del piede e le basi per la prescrizione di un plantare. Il numero elevato di deformità nei soggetti asintomatici rappresenta inoltre una valida prova che le deformità non sono da considerarsi deformità o anormalità.
 
Cosa aggiunge questo studio?
I clinici dovrebbero smettere di utilizzare il protocollo di valutazione biomeccanica proposto da Root nella pratica clinica quotidiana. Piuttosto che concentrare l’attenzione sulle anomalie strutturali in statica, il clinico dovrebbe porre maggior enfasi al comportamento del piede durante le attività funzionali dinamiche correlate ai sintomi. La biomeccanica del piede non sempre può essere responsabile dei sintomi riportati dal paziente. Questi risultati dovrebbero incoraggiare il clinico a valutare i sintomi di ogni paziente nel proprio contesto, piuttosto che comparare i loro piedi con un modello ipotetico e non comprovato di “piede ideale”. Infine, se le deformità descritte da Root sono alla base per la prescrizione dei plantari, è evidente che i plantari non dovrebbero essere utilizzati in assenza di sintomi semplicemente per “correggere” le deformità.
 

Jarvis HL, Nester CJ, Bowden PD, Jones RK. Challenging the foundations of the clinical model of foot function: further evidence that the root model assessments fail to appropriately classify foot function. J Foot Ankle Res. 2017 Feb 3;10:7.
https://www.ncbi.nlm.nih.gov/pubmed/28174604/

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