Adattamenti positivi dei muscoli e dei dischi intervertebrali nei ciclisti

Il ciclismo è praticato in tutto il mondo come mezzo di trasporto, come attività amatoriale, per il cross-training e come sport agonistico. Nonostante gli incidenti stradali e l’esposizione all’inquinamento, il ciclismo è percepito come un intervento sicuro e positivo, infatti i protocolli riabilitativi hanno introdotto il ciclismo come esercizio all’interno dei programmi di riabilitazione e anche l’allenamento sulla cyclette per il fitness generale. Tuttavia, i dati disponibili in letteratura descrivono un impatto complessivamente negativo del ciclismo sulla colonna vertebrale: incidenza e prevalenza di dolore alla colonna vertebrale più elevate nei ciclisti su strada, con studi che hanno riportato come circa la metà dei ciclisti soffrano di lombalgia. Inoltre il ciclismo è stato accusato di essere un fattore che può causare il mal di schiena nei triatleti.

La posizione in flessione sostenuta dalla colonna lombare è ritenuta il principale motivo degli effetti negativi sulla colonna vertebrale, in alternativa la fatica dei muscoli estensori del tronco, lo spostamento del carico su strutture vertebrali passive nella flessione del tronco sostenuta, la limitazione del flusso di nutrienti ai dischi intervertebrali e/o l’iperattività degli estensori del tronco possono danneggiare la colonna vertebrale del ciclista. Sebbene esistano evidenze di muscoli del core più piccoli nei ciclisti con dolore alla schiena, i dati disponibili sono comunque limitati agli squilibri di forza e di flessibilità nei ciclisti.

L’obiettivo di questo studio è stato indagare i tessuti della regione lombare dei ciclisti che praticano attività su strada ad alto volume (>150 km a settimana da un minimo di cinque anni). Sulla base della letteratura, sono stati testate le ipotesi che questi ciclisti mostrerebbero segni subclinici di degenerazione del disco intervertebrale (ridotta altezza e idratazione), muscoli del core più piccoli (psoas, erettore della colonna, quadrato dei lombi e multifido), aumento del contenuto di grasso dei muscoli del core e affaticamento dei muscoli estensori del tronco o squilibrio rispetto ai muscoli flessori del tronco.

Sono stati inclusi nello studio 36 partecipanti sani, di età compresa tra 25 e 35 anni. Sono stati inclusi ciclisti che hanno riferito un minimo di 150 km in bicicletta a settimana negli ultimi cinque anni, con la partecipazione ad altri sport o esercizi limitata a una volta a settimana, mentre nel gruppo di controllo non sportivo figuravano persone che non avevano riferito sport o attività fisica regolare negli ultimi cinque anni, attualmente impegnate in meno di 150 minuti di attività moderata a settimana, definita come “capace di indurre un individuo a respirare più faticosamente del normale” e camminare meno di 15 minuti da o verso il luogo di lavoro.

I ciclisti hanno mostrato alla risonanza magnetica rispetto ai soggetti controllo dischi intervertebrali più alti, soprattutto a livello toracico inferiore e lombare superiore, maggior sezione traversa del muscolo psoas e con minor contenuto di grasso, minor contenuto adiposo a carico di quadrato dei lombi ed erettore della colonna, dimensione simile dei muscoli multifido, quadrato dei lombi e erettore della colonna, maggior resistenza in flessione ed estensione del tronco e maggiore capacità di sostenere il carico. Questi risultati contrastano con precedenti studi che non attribuiscono al ciclismo alcun beneficio a livello vertebrale o ancora peggio catalogano il  ciclismo come un fattore di rischio per il dolore vertebrale. Questi risultati quindi confutano le ipotesi che il ciclismo ad alto volume sia associato ad effetti dannosi sui dischi intervertebrali o sulla funzionalità dei muscoli del tronco.

In conclusione, i soggetti che praticano ciclismo su strada ad alto volume hanno mostrato benefici che supportano l’idea che il ciclismo in sé e per sé non sia dannoso per la colonna vertebrale, anzi, al contrario, può essere associato a modificazioni benefiche a livello dei muscoli e dei dischi intervertebrali della colonna vertebrale lombare.

Belavy DL, Quittner M, Ridgers ND, Ling Y, Connell D, Trudel G, Rantalainen T. Beneficial Intervertebral Disc and Muscle Adaptations in High-Volume Road Cyclists. Med Sci Sports Exerc. 2019 Jan;51(1):211-217.
https://www.ncbi.nlm.nih.gov/pubmed/30157104

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