Kinesiofobia dopo ricostruzione del LCA: un ostacolo clinico al ritorno allo sport

Dopo ricostruzione del legamento crociato anteriore (LCA-R), soltanto due pazienti su tre riprendono l’attività sportiva al livello precedente l’infortunio.
Oltre ai fattori biomeccanici, anche gli aspetti psicologici giocano un ruolo decisivo nel recupero. Tra questi, la kinesiofobia – paura irrazionale del movimento e del possibile dolore o di subire un nuovo infortunio – rappresenta uno dei principali ostacoli al ritorno allo sport (RTS).
La kinesiofobia si inserisce all’interno del modello del fear avoidance. In questo schema, il dolore è percepito come una minaccia: ciò alimenta la paura e porta il paziente a evitare determinati movimenti. Questa strategia di evitamento innesca un circolo vizioso che rallenta la riabilitazione e limita il recupero funzionale.
Dopo LCA-R, la kinesiofobia è molto frequente: il 62% dei pazienti presenta livelli significativi nelle prime 4-8 settimane post-operatorie, il 45% a sei mesi e circa il 35% anche dopo un anno. Non si tratta quindi di un fenomeno temporaneo, ma di una vera e propria barriera clinica che può persistere nel tempo. Alcuni studi hanno inoltre evidenziato che, in assenza di interventi mirati, la kinesiofobia tende a stabilizzarsi intorno ai sei mesi dall’intervento.
Un aspetto fondamentale da considerare è che la kinesiofobia non è direttamente legata al dolore o alla presenza di sintomi residui. Molti pazienti, anche in assenza di dolore, tendono comunque a evitare movimenti percepiti come rischiosi, come salti e cambi di direzione. Quando però la paura diventa sproporzionata e persiste anche in assenza di dolore, si trasforma in un vero ostacolo al recupero funzionale e al RTS. Non a caso, circa la metà dei pazienti che non riprende l’attività sportiva individua proprio la paura di una nuovo infortunio come principale motivo della rinuncia.
Un livello elevato di kinesiofobia è associato a esiti funzionali peggiori e a minore probabilità di RTS. La paura porta infatti i pazienti a evitare soprattutto i movimenti dinamici, rallentando il percorso riabilitativo, limitando il recupero della funzionalità del ginocchio e ostacolando il ritorno alle abilità specifiche richieste dalla pratica sportiva.
La kinesiofobia può manifestarsi già prima dell’intervento. Un tempo prolungato tra l’infortunio e la ricostruzione aumenta infatti il rischio di sviluppare paure associate all’instabilità. Inoltre, un punteggio elevato alla Tampa Scale of Kinesiophobia (TSK) in fase pre-operatoria rappresenta un importante fattore predittivo dei livelli post-operatori: per ogni punto in più registrato prima dell’intervento, il punteggio tende ad aumentare in maniera significativa anche dopo. Alcuni studi hanno inoltre riportato una maggiore prevalenza negli uomini. Questi elementi permettono di individuare precocemente i pazienti a rischio che possono trarre beneficio da un supporto mirato già nelle fasi iniziali del percorso.
La TSK, nelle versioni a 17 o 11 item, è lo strumento più utilizzato per la valutazione della paura del movimento. Non misura il dolore, ma la convinzione che determinati movimenti possano causare un danno. Nella versione TSK-17, un punteggio ≥37 è considerato indicativo di un livello clinicamente rilevante di kinesiofobia. Un punteggio elevato segnala un rischio concreto che la paura interferisca con il percorso riabilitativo e con la ripresa sportiva. Per questo motivo, la TSK rappresenta un parametro utile per distinguere le limitazioni legate al dolore da quelle legate alla paura, consentendo di adattare in modo più mirato la progressione del carico e gli obiettivi riabilitativi.
La letteratura ha evidenziato correlazioni cliniche consistenti: punteggi elevati alla TSK sono associati a una peggiore funzione del ginocchio, a una minore probabilità di RTS e a un rischio più alto di nuovo infortunio. La kinesiofobia deve quindi essere considerata un fattore prognostico rilevante. Nonostante ciò, non viene ancora sottoposta a uno screening sistematico nella pratica clinica.
L’approccio terapeutico con le evidenze più solide è rappresentato dall’esposizione graduale. Affrontare progressivamente i movimenti temuti, in un contesto sicuro e controllato, permette di ridurre l’ansia, interrompere i comportamenti di evitamento e aumentare la fiducia del paziente. Ogni step superato diventa una conferma delle capacità del ginocchio, facilitando il RTS.
L’utilizzo di strumenti validati come la TSK, fin dalla fase pre-operatoria, consentirebbe di identificare i pazienti a maggior rischio di ritardo nel recupero funzionale e nel RTS. Questo permetterebbe di integrare fin da subito interventi mirati, psicologici e riabilitativi, aumentando le probabilità di un recupero efficace e duraturo.
Larsen C, at al. Kinesiophobia following anterior cruciate ligament reconstruction. Ugeskr Laeger. 2024 Feb 19;186(8):V06230382.
https://pubmed.ncbi.nlm.nih.gov/38445336/

Fisioterapista
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